CHIEDI ALLA STRADA | una collettiva a Monaco di Baviera


CHIEDI ALLA STRADA

La mostra all’Istituto Italiano di Monaco di Baviera tra contemporaneo e pubblico

Chiedi alla strada: sospeso tra quello che sembra un invito e uno sfottò, è il titolo della mostra collettiva di artistə italianə che fino al 25 settembre sarà aperta al pubblico a Monaco di Baviera, negli spazi dell’Istituto Italiano di Cultura, uno dei presidi che all’estero hanno il compito di veicolare la cultura italiana nelle sue migliori declinazioni.

Chiedi alla strada è una mostra con uno sguardo ricognitivo sullo stato attuale dell’arte contemporanea italiana e con un taglio curatoriale molto preciso: la selezione dei pezzi esposti è stata operata all’interno della produzione di artistə accomunatə dall’essere intervenutə con continuità sul paesaggio urbano delle città italiane, attestando l’esperienza dell’arte pubblica come un’imprescindibile componente del proprio percorso. Il progetto è ideato da Sara Manfredi (AD e curatrice indipendente, tra le co-founder di CHEAP street poster art) per l’Istituto Italiano di Cultura di Monaco di Baviera, è sostenuto da Forum Italia e. V. e vede in mostra i lavori di BR1, 108, Guerrilla Spam, Martina Merlini, Nemo’s, Orticanoodles, Sten & Lex, To LeT e 2501.

Monaco è una città particolarmente legata all’Italia, con una conoscenza della cultura e della lingua italiane che risulta a tratti spiazzante: nelle loro giornate migliori, i bavaresi amano dichiarare che la città più a nord dell’Italia è proprio Monaco. Con questa premessa, presentare nel contesto della capitale della Baviera una mostra di artistə contemporaneə italianə ha richiesto uno spunto non scontato per iniziare una conversazione sulla scena artistica che risultasse inaspettata.

Ho scelto una rosa di artistə con cui ho precedentemente lavorato e che hanno attraversato l’arte pubblica come esperienza indelebile: ho fatto questa scelta perché è anche parte della mia storia, del mio essermi immersa nello spazio pubblico urbano per uscirne con uno sguardo irrecuperabilmente mutato”, commenta Manfredi. “Poco importa che io abbia misurato l’arte pubblica in carta e centimetri come con CHEAP o in gesti performativi e secondi come con Public Art Munich: muoversi nello spazio pubblico urbano, intervenire sul paesaggio della città e interagire con le dinamiche di cittadinanza della polis, è un qualcosa da cui non c’è ritorno, qualcosa in grado di cambiare in maniera definitiva il tuo approccio al contesto, alla definizione di site specific, all’attraversamento del pubblico”.

Un portato di esperienze che traduce la strada in possibilità di libertà espressiva, lo spazio pubblico come luogo di condivisione, laboratorio per promuovere un modello di collettività, il gesto artistico come atto di forte responsabilità, l’arte come bene comune.

Un fil rouge che lega le artiste e gli artisti in mostra senza che le proposte presentate risultino in alcun modo appiattite su un canone: al contrario, l’eterogeneità dei lavori in mostra è evidente e lo sguardo del pubblico può scorrere con fluidità tra astratto, figurativo, pop, politico, informale, e concettuale. Ancora, Chiedi alla strada raccoglie art work che investigano anche tecniche e media molto distanti: stencil su legno, stampe monotipo su tessuto, diverse declinazioni di carta integra o destrutturata e installata a paste up, sculture di sapone, fotografia e video di land performance sull’acqua.

Proprio sull’acqua parte la nuova incursione di 2501, il cui lavoro site specific e socialmente impegnato è da anni in costante dialogo con la topografia urbana, concretizzandosi principalmente in murales realizzati sul paesaggio urbano di Los Angeles, Miami, San Paolo, Milano, Roma, Detroit, Chicago, Ulan Bator, New York, Atlanta, Kiev.

Per il progetto Bisceglie, l’artista milanese, attraversa le fondamenta allagate di un palazzo in costruzione e disperde pigmenti naturali nell’acqua, la cui evoluzione ridisegna una composizione ripresa e registrata su video da un drone. Oltre ad essere esemplificativo dell’ampia varietà di mezzi indagata dell’artista, Bisceglie ci riporta alla ricerca sugli spazi vuoti centrale nel percorso di 2501, spazi dove l’artista sperimenta linee e forme in movimento, tra rottura e ricomposizione dei codici.

In mostra, l’intervento di land art viene restituito dagli scatti di Guido Borso e dal drone video proiettato in anteprima all’inaugurazione di Chiedi alla Strada.

Guerilla Spam, collettivo che alterna la pratica di affissione non autorizzata agli interventi di muralismo pubblico in Italia e all’estero, partecipa alla mostra con uno stendardo-manifesto che, partendo dal caso storico dei Gastarbeiter in Germania, riflette sulla precarietà dei lavoratori stranieri nelle società contemporanee.

Il termine Gastarbeiter, letteralmente “lavoratore ospite”, nasce nella seconda metà del Novecento per identificare gli stranieri, tra cui moltissimə italianə che si recavano a lavorare nella Germania Ovest. Il termine Gastarbeiter, il concetto di un lavoratore come ospite, dichiara da principio una diversità rispetto gli altri lavoratori, stabilisce un limite per separare lo straniero dal cittadino e dai suoi diritti, una condizione di mancata cittadinanza che ricorre ancora oggi per chi migra in Europa provenendo da paesi esterni alla UE.

Orticanoodles, pseudonimo degli artisti italiani Wally e Alita, prende il suo nome dall’Ortica, quartiere di Milano letteralmente infestato dagli interventi di street art di questo duo di riconosciuti virtuosi dello stencil. La produzione di Orticanoodles si è stratificata in strada per anni con poster, sticker, spray, azioni di guerriglia urbana creativa e monumentali wall, costruendo un immaginario Pop che si esprime prevalentemente mediante il ritratto di personaggi storici e di celebrità, genere che attraversa quasi tutta la loro carriera e che viene continuamente rielaborato attraverso tecniche, concept e soluzioni estetiche differenti, sia negli interventi sul paesaggio urbano delle città che nei pezzi destinati alle mostre in musei, istituzioni culturali e gallerie.

In occasione di Chiedi alla Strada, presentano un grande pannello di legno segmentato su cui è centrale un volto umano, decostruito e ricomposto con la tecnica dello stencil.

Tra i maggiori esponenti del post-graffitismo in Italia, 108 inizia la sua ricerca artistica con un approccio al graffito tradizionale. Alla fine degli Anni Novanta, dopo il trasferimento a Milano nel 1997 e la laurea in disegno industriale, la sua cifra stilistica evolve formalmente e concettualmente, tanto da diventare uno dei primi artisti a utilizzare numeri e non lettere per firmare i propri lavori. Le sue forme astratte cominciano ad apparire negli spazi abbandonati delle strade di Milano, Berlino, Londra, New York e Parigi. Non limitando la sua produzione, oltre al muralismo si cimenta anche con sculture, suoni, dipinti e installazioni in decine di mostre personali e collettive.

Per Chiedi alla strada, presenta un dittico di grandi dimensioni in cui le forme pure e iconiche rivelano l’attrazione viscerale dell’artista per il nero: i due acrilici su carta ripiegata e trattata con fondo gesso si intitolano “Fleisch ist Mord” (La carne è omicidio).

Martina Merlini è in mostra con un Untitled su carta di cotone, lavoro paradigmatico della sua ricerca degli ultimi anni in cui ha sviluppato e perfezionato la propria tecnica utilizzando cera e smalto su materiali poveri come carta e legno, cercando di definire una ruvidità che sia sintesi tra la casualità tipica della natura e le regole invisibili che l’attraversano.

L’artista bolognese di base a Milano, negli anni ha rinnovato la propria pratica con un’evoluzione costante: partendo dalle illustrazioni, ha esplorato nuove tecniche e materiali che riflettono la sua ricerca di un equilibrio formale e di un’armonia geometrica. Una ricerca che torna in maniera evidente sia nei lavori di fine art che in una varietà di altri contesti espressivi, come la street art e le installazioni.

Un altro duo presente in mostra è quello composto da TO/LET e formato nel 2005 da Elisa Placucci e Sonia Marinangeli. Una delle cifre del lavoro delle artiste è la forte relazione con il contesto in cui operano immersivamente, infestando gli ambienti con un “universo leggero” nella definizione di Barilli, fatto di oggetti di uso quotidiano, di bulloni, viti, barchette di carta, bolle di sapone, cavi elettrici, girandole e ricorrenti magmatiche pozze nere. La ricerca di TO/LET indaga le relazioni, i limiti e i confini che si interpongono tra lo spazio intimo e privato da un lato e quello esterno, condiviso e pubblico dall’altro. Le tre stampe monotipe su tessuto che propongono per Chiedi alla Strada ed esposte precedentemente solo in occasione del ritiro del Premio Belluno-Cortina come artista dell’anno, ritornano su uno dei nodi al centro della loro produzione artistica: il doppio e il legame simbiotico, nella sua dimensione corporea e esistenziale.

Nemo’s deve il suo nome d’arte al protagonista del libro “Little Nemo in Slumberland” del fumettista Winsor McCay Rimane. L’interesse per l’essere umano come animale sociale lo accompagna fin dall’inizio, portandolo a definire un prototipo di ominide che potesse descrivere le contraddizioni del suo tempo e che attraversa come protagonista assoluto tutta la produzione dell’artista, nudo e privo di ogni segno di civiltà, ritratto tra ironia e ferocia. Lo spazio pubblico in diverse declinazioni è l’ambiente d’elezione di Nemo’s che alterna progetti con comunità emarginate tra periferie e carceri ad interventi in luoghi abbandonati, tra l’Europa e l’America Latina. Nemo’s partecipa a Chiedi alla strada con l’installazione Settantadue, il numero di saponette che l’autore ha intagliato durante la pandemia del 2020: una saponetta per ogni giorno, in ogni saponetta un’identico volto ripetuto, come identici si sono ripetuti i giorni del lockdown. Il video a margine dell’installazione documenta il consumarsi della saponetta a causa del gesto di lavarsi le mani che tuttə abbiamo nevrotizzato durante i giorni del contagio.

Sten & Lex, duo di artistə romanə, è un altro dei nomi del panorama della street art italiana noti a livello internazionale. Partono dallo stencil e dal paste up, dalla riproduzione in strada di volti di personaggi dei B movies, abbandonando poi questa vena pop e selezionando volti di anonimə da annuari delle più disparate provenienze. Negli anni, la loro ricerca tecnica ha investigato le arti incisorie e sono stati i primi ad introdurre l’utilizzo della mezza tinta nella produzione a stencil: gli interventi di arte pubblica, così come quelli di studio, presentano una fitta rete di punti e linee soggetta a diverse letture ottiche a seconda della distanza da cui si osserva l’immagine: a distanza ravvicinata l’immagine appare astratta, allontanandosisi configura nella sua interezza. In mostra, Sten & Lex presentano Nubi, uno stencil su poster del 2021 dove è facile riconoscere la splendida ossessione per il bianco e nero rigoroso, insieme al disturbo ottico che produce la tecnica Hole School: il tutto accompagnato da una rottura del formato espositivo, dalle strisce di carta che scompongono e destrutturano il poster.

Da sempre interessato alle contraddizioni generate dalla collisione del sistema capitalistico con le culture e le tradizioni dei popoli del Mediterraneo, BR1 ha eletto lo spazio pubblico a suo campo d’indagine, in cui interviene con la tecnica del paste up, installando con la colla grandi poster con ritratti seduttivamente pop nelle pieghe del paesaggio urbano. Nel suo lavoro rintracciamo in maniera ricorrente il conflitto interno alle società globalizzate, il tema del confine come proiezione di un potere geopolitico e la produzione di esclusione sociale che ne deriva.

Partecipa a Chiedi alla strada con il grande ritratto di una donna nera, installato a paste up su un pannello stradale: il titolo è “Nata in Italia Non Italiana” e fa parte di un’ampia serie di ritratti realizzati dall’artista a proposito della mancanza in Italia dello Ius Soli e del conseguente vacuum legislativo per le persone che nascono in Italia, dove il retaggio coloniale mai superato assegna ancora la cittadinanza per sangue e non per diritto.

Per Chiedi alla strada questa carrellata di percorsi urbani non si sedimentano nello spazio pubblico della città ma in quello di un’istituzione culturale, che proprio con questa mostra riapre ai visitatori e alle visitatrici dopo aver vissuto il momento di crasi della pandemia, come esplicita Francesco Ziosi, Direttore dell’IIC di Monaco in procinto di passare a Zurigo e che saluta la Germania proprio con questo ultimo progetto:

La pandemia ha riscritto il nostro modo di fare cultura. In questa riscrittura, lo spazio più importante lo ha occupato la tecnologia, in particolare aprendo spazi sconfinati di fruizione di iniziative che sarebbero state, in sala, molto più contenute. Al contempo però la pandemia ha posto una domanda fondamentale: che fine fa, nella cultura via zoom, il rapporto con la comunità?

Ora, verrebbe da pensare che la comunità sia prima di tutto il pubblico in sala: lo è, è solo una parte del tema però. Le cultura ha bisogno di dialogare con contesti che vadano oltre la propria “constituency”, hanno bisogno di dialettica con gli spazi in cui operano.

Per questo abbiamo accettato con piacere di sviluppare insieme a Sara Manfredi un percorso sull’arte pubblica: anche nella convinzione che alcuni rapporti tra l’arte e lo spazio urbano siano solo all’inizio di un cambiamento di difficile inversione. E il nostro Istituto, con la sua architettura neorazionalista che ricorda il dopoguerra in Germania, è un luogo particolarmente adatto per fare un discorso del genere.”

CHIEDI ALLA STRADA

mostra collettiva di

BR1 | 108 | Guerrilla Spam | Martina Merlini | Nemo’s | Orticanoodles | Sten & Lex | To LeT | 2501

a cura di Sara Manfredi

per l’ Istituto Italiano di Cultura di Monaco di Baviera

in collaborazione con Forum Italia e.V.

fino al 25 settembre 2021

Istituto Italiano di Cultura di Monaco di Baviera
Hermann-Schmid-Straße 8 | München | DE

www.iicmonaco.esteri.it